La vita molto spesso riserva delle sorprese alle quali ognuno di noi reagisce in maniera diversa.
Spesso queste sorprese possono arrivare durante un viaggio meticolosamente programmato dopo serate e serate di fronte allo schermo del portatile, creando itinerari su Google Maps o sfogliando più e più volte i blog della prima pagina del motore di ricerca, consumando decine di litri di birra.
Altre volte programmi un viaggio per avere sorprese, creando una sorta di traccia in serate e serate di fronte allo schermo del portatile, creando itinerari su Google Maps o sfogliando più e più volte i blog della prima pagina del motore di ricerca, consumando decine di litri di birra.
Ed essendo quest’ultimo il nostro caso, se avrai la magnanimità di concedermi solo pochi minuti del tuo inestimabile tempo online, ti porterò con noi nell’itinerario effettivo che abbiamo seguito durante quel Grand Tour che con il mio inarrivabile socio Nico Patrian, anche noto come The Bitch Owner, ci siamo inventati di fare in Colombia, dove avevamo programmato di macinare 4000 km in 16 giorni ed effettivamente li abbiamo percorsi senza però arrivare a vedere tutto quello che avevamo inserito nella traccia.
THE GRAND TOUR, O EQUIVALENTE, IN COLOMBIA
Ed eccoci! Siamo al punto in cui parte il diario di viaggio dell’avventura che avuto l’immeritata fortuna di poter vivere in Colombia tra il 9 e il 26 febbraio 2020…
Trovi una serie di ben 4 cartelle di storie in evidenza sul mio profilo Instagram se ti va di passarci un po’ di tempo… è un racconto di viaggio on the go, sei avvisato. Ma lascia che ti guidi più agevolmente sull’itinerario con questo sommario navigabile che è una vera e propria chicca!
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L’idea di fare un after
L’ideona che ha contraddistinto la partenza verso Bogotà è stata quella di fare un After, ovvero fare serata prima di entrare in aeroporto, posticipando la dormita direttamente in aereo tra Venezia e Madrid e subito dopo, tra Madrid e Bogotà. Io praticamente non mi sono reso conto di essere salito in aereo, El Sinto ha dormito zero. Ma lui non dorme mai, non so come faccia!
Devo dire che la scelta si è ripercossa positivamente nei giorni seguenti perché alle 5.30 della mattina ci svegliavamo entrambi autonomamente, freschi come delle rose…
Per questo probabilmente l’effetto finale dell’after pre-partenza è classificabile come un fail clamoroso.
Atterraggio a Bogotà
Da quanto avevo capito, subito fuori dal terminal arrivi dell’aeroporto, dovevamo trovare un rappresentante della società di noleggio (trovata con non so quale magheggio online) che ha paccato deliberatamente l’appuntamento.
Ne ha seguito un girovagare di circa 1 ora attorno all’aeroporto per trovare la benedetta macchina che ci avrebbe accompagnato nei successivi 16 giorni…
Con il calare delle tenebre riusciamo a “intortare” un banco di noleggio di un’altra compagnia che ci ha generosamente accompagnato con un minivan alla sede centrale della Renta Facil, dove per farsi perdonare, in luogo della Kia Picanto prenotata, ci affidano una Renault Logan 1.6 benzina da 85 CV!
Un sogno che ha smontato ogni aspettativa: ero già pronto a testare l’equivalente Colombiano di una Picanto e invece ci hanno dato un mezzo superiore … Poco male.
Bogotà all’arrivo
L’alloggio all’ostello La Selina nel quartiere de La Candelaria ci ha letteralmente aperto gli occhi: oltre a trovarci in un contesto di pregio*, abbiamo potuto girovagare un po’ per i ristorantini e piccoli bar che si trovano sulla strada, degustando Club Colombia fino a circa mezzanotte per poi lanciarci verso il letto a castello.
La mattina prestissimo ci svegliamo autonomamente, complice un filo di jet lag, e possiamo ammirare la vita dei locali che si apprestava a movimentarsi, una colazione tipica con tanto di notizie di siccità sul tragitto diffuse da una TV locale, e qualche colombo che entra a beccare briciole sotto il tavolo, ma per qualche strano motivo non aggredisce mai il vassoio con una trentina di croissant sopra la tavola accanto a noi.
Il risveglio così anticipato ci consente di andare a visitare Plaza Bolivar, sulla quale si affacciano palazzi governativi e sedi bancarie.
La piazza è inoltre stata teatro di una delle scene più significative della serie TV che parla della storia di un uomo d’affari particolarmente famoso negli anni 90 che ha successivamente avuto problemi con il governo.
Successivamente ci spostiamo al luogo di ritrovo del Bogotà Graffiti Free Walking Tour (GPS: 4.60119, -74.069626).
Il Tour ti porterà a vedere i graffiti della Candelaria e ti illuminerà con alcune particolarità sugli artisti e su tutta la scena dei Graffiti in Colombia.
Io consiglio caldamente di farlo il Free Walking Tour dei Graffiti, però in un ipotetico viaggio On The Road in cui vorrai scoprire autonomamente le opere del quartiere, potrai parcheggiare la macchina in un parcheggio custodito (GPS: 4.595032, -74.07572) e tentare la passeggiata in totale libertà.
Infine tentiamo la scalata al santuario de Monserrate ma troviamo ormai chiusa l’entrata della scalinata (GPS: 4.603733, -74.061429).
Prendiamo quindi una comodissima funivia che ci porta sino a 3300 metri di altezza dove ammireremo la città dall’alto e degusteremo un The arricchito da prodotti agricoli locali**.
Terminiamo la giornata con alcune birrette su un bar in zona universitaria e ci dirigiamo verso l’Ostello.
Desierto de La Tatacoa
Il secondo giorno, nuovamente sveglia autonoma ad orari impensabili, aspettiamo che apra il supermercato accanto all’ostello e ci lanciamo a fare una colazione che costa la metà di quanto avremmo pagato rimanendo alla Selina.
Carichiamo gli zaini e puntiamo il navigatore verso Villavieja per raggiungere il Deserto di Tatacoa.
Il viaggio è stato movimentato dalla scoperta di un percorso che da solo vale tutta la fatica che abbiamo fatto a guidare la macchina per 4000 km… Un percorso ferroviario dismesso che adesso è un percorso turistico adatto alle moto da enduro più che alle macchinette a noleggio ma noi non ne sapevamo niente e abbiamo attraversato il Puente Golondrinas.
Ci è bastato seguire Google Maps.
Proseguendo imperterriti, siamo giunti al Deserto senza prenotare nessun ostello, abbiamo semplicemente scorso Hostelworld e ci siamo fatti un’idea di cosa c’era in zona.
Ci siamo quindi fermati all’Ostello Las Dunas de Tatacoa dove la notte dormiremo in tenda.
Alla reception chiediamo la disponibilità di un tour del deserto e arriva un Tuc Tuc che ci porta a vedere le grandi bellezze presenti in zona fino al tramonto.
Una volta scese le tenebre il Tuc Tuc ci accompagna da “Astro Guillermo”, (GPS: 3.232648, -75.159237) un astronomo che ha creato uno spettacolo strepitoso solo con un laser, un microfono, e la magnificenza del cielo stellato in questa parte del mondo, spiegando la differenza tra Astronomia e Astrologia.
Ormai a tarda sera, cerchiamo un localino ancora aperto per mangiare qualcosa e bere qualche birretta andando poi verso la tenda, consapevoli che il giorno seguente avremmo avuto un trasferimento abbastanza tosto.
Salento
Credo che quello tra Villavieja e Salento, almeno al momento, sia in assoluto il trasferimento più duro che si possa fare in Colombia.
Probabilmente, tra qualche anno, quando tutte le grandi opere saranno finite, il viaggio sarà un po’ più agevole. Al momento davvero pessimo.
Sorvolando quindi sulla lunghezza e difficoltà del percorso per arrivare a Salento, va detto che la Valle del Cocora è di una bellezza mozzafiato, grazie alle palme da cera, le Jeep Wyllis presenti ovunque e il carattere naturalistico delle attività che si possono svolgere.
Siamo arrivati la sera, giusto in tempo per il tramonto visto dall’alto della Cruz dopo 242 scalini (GPS 4.639738, -75.487301).
A Salento abbiamo alloggiato all’Ostello Viajero, poco distante dal centro ma con una bella vista su una vallata sovrastata dalle colline.
La sera, un paio di birrette ed il riposo, abbastanza meritato data la quantità di eresie sciorinate durante il trasferimento grazie anche ai sempre presenti camion americani che rallentano la velocità di percorrenza anche a 20 km/h… Ma basta parlare del trasferimento!
Il giorno dopo, l’effetto After Pre-partenza continua a farci svegliare presto, ma poco male: le Jeep Willys iniziano a partire presto la mattina per arrivare alla Valle de Cocora ed abbiamo sfruttato il fatto di essere svegli per raggiungere il parco prima che si affollasse pesantemente.
Il trekking che ci siamo fatti partiva dalla valle e faceva un percorso di alcuni chilometri attraverso le colline, tra le palme, la giungla e i ruscelli attraversati su ponti di fortuna fin dall’entrata (GPS: 4.637651, -75.133589).
Lo stesso percorso può essere fatto in un senso che tiene il pezzo forte alla fine e ti farà fare una scalata di quasi un’ora tutta in salita, oppure nel senso contrario, dove lo stesso pendio è preso in discesa.
Ovviamente noi abbiamo fatto fatica entrando dalla parte difficile!
Sono però facilmente reperibili in zona informazioni per non fare la stessa fatica che abbiamo fatto noi.
Circa a metà del percorso è presente la casa del Colibrì dove, non so per quale motivo, mi ero convinto di riuscire a fare una foto con un colibrì che mi baciava come hanno fatto su The Grand Tour.
Invece, con terribile disappunto mi è toccato prendere atto che la cosa non era possibile e ho dovuto rassegnarmi a fotografarli dalla grande distanza.
La sera ci siamo lasciati invitare a mangiare una pasta cucinata direttamente in ostello da due altre ospiti, ma quando abbiamo visto che avevano comprato solo spaghetti e Ketchup, abbiamo preso in mano la situazione e fatto un minimo di spesa per improvvisare una Carbonara (facendo la nostra porca figura devo dire).
Completato la serata con quel paio di birrette d’ordinanza e via a letto.
Medellin
E dalla valle con le palme alte 60 metri ci spostiamo a Medellin, la città da dove è partito l’impero di un uomo d’affari famoso tra gli anni 80 e 90 che ha poi avuto problemi con il Governo.
Il viaggio in macchina per arrivare è stato lungo ma non particolarmente pesante, anche se ormai avevamo come paragone il trasferimento precedente e quindi eravamo pronti a tutto.
Ed eravamo talmente pronti a tutto che abbiamo guidato durante un Paro Armado Nacional dell’ELN (e qui devo dire che tra i 2 il più tranquillo era El Sinto che, forse per estrazione etnica, non si fa spaventare minimamente dalle armi da fuoco automatiche).
Anche qui ci siamo fermati all’Ostello Selina, in questo caso ricavato da un palazzone che prima probabilmente era stato un condominio, o un hotel. Non è dato sapere.
In questo ostello non siamo rimasti moltissimo, complice l’arrivo del fine settimana. Uno dei 2 non ha nemmeno usufruito del letto facendo un secondo dritto ma questa è un’altra storia che non racconterò io…
Medellin è una città “paurosa”, per quanto mi riguarda è anche meglio di Bogotá.
Ha un centro degno di una vera e propria metropoli e un trasporto pubblico d’avanguardia con una metropolitana che collega il centro con i treni e la periferia, che si arrampica sulle colline circostanti, con un geniale sistema di linee di funicolare.
Dal punto di vista urbanistico è qualcosa di davvero degno di nota perché di fatto rende possibile spostarsi dal centro alla più lontana baracca (perché di questo si parla nelle periferie, baracche di lamiera e legno) con la stessa facilità che in una metropoli del mondo sviluppato.
E tra l’altro le funicolari consentono una vista sulla città da un punto di vista privilegiato.
L’arrivo a Medellin è uno shock, siamo passati dalla pace e la tranquillità della Valle del Cocora a una vera e propria bolgia di taxi e auto ovunque, una folla continua , uno stormo di venditori che avevano tutti qualcosa per noi, senza parlare della quantità di prostituzione che finalmente è arrivata a livelli degni di nota.
Qui abbiamo fatto un veloce giro in Plaza Botero e tentato di entrare nel museo che in realtà ci ha chiuso le porte in faccia, quindi ci siamo spostati in zona rosa (dove si trova l’ostello Selina) ed abbiamo iniziato l’aperitivo.
Peraltro, se anche tu sei perennemente in cerca di birra in lattina o comunque a costo bassissimo, a Medellin c’è questa posizione che ci ha salvato il budget… (GPS: 6,123030, -75.335742)
Il giorno dopo ci siamo concessi una sveglia alle 7 e ci siamo spostati verso il Free Walking Tour della Comuna 13, utilizzando quella metropolitana che avevamo solo visto il giorno prima.
La Comuna 13 è ormai sicura da visitare, ha reagito con forza a tutte le problematiche degli anni passati e sta puntando molto forte sul turismo, aiutata dai facili collegamenti con il centro della città.
Tutta la Comuna è stata convertita in una galleria a cielo aperto, praticamente ogni muro è coperto da Graffiti e la scena è dominata dalla street art in ogni sua forma.
Potrai trovare rapper che improvvisano rime con i nomi e le nazioni da cui provengono coloro che si fermano ad ascoltarli, su una terrazza con vista su tutta Medellin e le sue colline selvaggiamente urbanizzate.
O potrai invidiare una Crew che si esibisce in una coreografia di Break Dance, dove davvero vedrete gente che si sa muovere…
La stessa guida del Free Walking Tour vi farà assaporare la sensazione di vero e proprio fermento culturale della Comuna.
Alla fine del tour, alla fermata San Javier Station (GPS: 6.2569909,-75.6141721), da dove partono generalmente tutti i walking tour, potrete prendere la funicolare per fare un tour autonomo delle colline fino all’ultima fermata dove potrete comodamente rimanere seduti nella cabina e ritornare verso il punto di partenza.
Guatapè
Dopo aver visitato La Comuna 13 ed aver assaporato la night life della zona rosa di Medellin***, ripartiamo a bordo della poderosa, inafferrabile, inarrestabile Logan alla volta di Guatapè.
La località ha delle particolarità che ho già trattato su un articolo qui, perché mi ha fatto letteralmente esplodere la testa!
Ti basti sapere che in pratica nello stesso territorio collinare di Medellin, i Colombiani negli anni 70 hanno costruito una diga ed hanno completamente trasformato il paesaggio in qualcosa che ha dato origine ad un arcipelago artificiale e ad una località turistica/balneare che era anche la preferita di quel famoso uomo d’affari divenuto famoso negli anni 80 e 90 che ha poi avuto problemi con il Governo.
Anche in questo caso il tragitto non è stato dalla nostra parte, in quanto Guatapè e Medellin sono vicini, ma il traffico ci ha fatto tardare un tantino l’arrivo.
Abbiamo comunque trovato un Ostello con piscina… sfortuna ha voluto che il meteo non fosse così caliente e, di conseguenza, ci abbiamo passato solo una notte (anche perché a nostro avviso non aveva un servizio all’altezza delle aspettative e soprattutto dei prezzi).
La seconda notte, ci siamo spostati in un’altra struttura in centro… Tuttora non saprei quale dei 2 consigliare.
Di fatto il primo sarebbe molto scenografico, il secondo sarebbe a 2 passi di numero da locali notturni e discotechine di Guatapè (che comunque non ho assolutamente trovato all’altezza di Medellin).
Come sempre va un po’ a fortuna!
Cartagena de Indias
Consci di essere due scriteriati patentati, tentiamo di affrettare i tempi ed arrivare ai Caraibi un giorno prima.
La traccia che ci eravamo fatti, a questo punto, la stiamo ancora seguendo perché non è che deviamo verso Panama, però decidiamo di saltare la tappa di Santa Cruz De Mompox e spararci un trasferimento di 13 ore e mezza per arrivare a Cartagena de Indias.
In questo caso cerchiamo conforto nell’app di Maps.me che è un tantino più generosa sui tempi di percorrenza del tragitto rispetto a Google Maps, indicandoci circa 8 ore****.
Inspiegabilmente si è trattato ugualmente di guidare per 13 ore e mezza… per cui posso dirvi con prove scientifiche che Maps.me mente!
Ad ogni modo, un viaggio da sogno!
Per aumentare la sicurezza percepita facevamo un cambio ogni 3 ore dormendo a tratti.
Credo sia anche stata la parte del viaggio in cui abbiamo iniziato a prendere multe perché da questo giorno in avanti, ogni tanto arrivava una mail dalla società di noleggio con allegato un “comparendo”.
Un salasso che ci ha fatto sforare il budget di circa il 15%…
La giornata è passata quasi interamente in macchina per il trasferimento e siamo arrivati a tarda sera al Selina Hostel di Cartagena de Indias… il quale è anche stato il più “prolifico” dal punto di vista di nuove conoscenze.
Se infatti la prima notte ci siamo trovati in una camerata comune con solamente 2 tedeschi, la seconda giornata è stata completamente diversa!
All’arrivo comunque mettiamo giù gli zaini e ci facciamo un giretto per Cartagena (a quasi mezzanotte)… un altro shock.
Una quantità di prostituzione clamorosa… O almeno credo che le ragazze che ti mangiavano con gli occhi in giro da sole fossero in cerca di quello perché non ho mai visto niente del genere nemmeno a Cuba nel 2016.
Davvero, tremende!
Ci siamo dati allo street food e a qualche birretta fino a che non abbiamo trovato una discotechina sulla terrazza che dava sulla piazza principale. Niente male!
Resident DJ una ragazza che sa il fatto suo alla consolle e bella location.
La mattina del giorno dopo, dalla coloratissima zona del centro storico, prendiamo la macchina e andiamo in spiaggia un paio d’ore, Playa Blanca.
Google segna 25 km e 1 ora circa per arrivare.
Poco prima dell’arrivo un ragazzo in motorino ci si mette davanti e ci dice che seguendo il navigatore non riusciremo a trovare la spiaggia e dovremmo seguire lui.
Effettivamente trovare l’ingresso della spiaggia non sarebbe stato semplicissimo perché di stradine che scendono verso il mare ce ne sono molte ma di percorribili in macchina e con parcheggio un po’ meno.
Decidiamo di seguirlo e ci porta circa a metà di Playa Blanca dove possiamo scegliere se andare a destra verso gli OSTELLI… perché sì, ci sono gli ostelli in spiaggia e sono una figata atomica!
Oppure voltarci verso sinistra e andare verso la spiaggia attrezzata usata dai colombiani (consiglio di andare verso destra, la spiaggia attrezzata colombiana non è niente di diverso da quelle che abbiamo anche noi).
Il problema principale che abbiamo avuto in questa spiaggia è stata l’assenza di teli mare che abbiamo usato durante tutto il viaggio come accappatoi.
Quindi io estraggo la Kefia ed il Sinto inizia a camminare…
Accontentati di vedere una spiaggia mozzafiato calpestata da un sinto.
Travel tip importantissimo: portati un telo mare in più se vai di ignoranza in Colombia… ricordalo sempre!
Ci rendiamo poi conto che non possiamo massacrarci di birra in spiaggia a mezzogiorno e che magari è il caso di vedere qualcosa anche della città, magari il tour dei Graffiti o il giro delle mura…
Quindi dopo un po’ ci dirigiamo verso la macchina e torniamo verso il centro.
Perdiamo il Free Walking Tour del Centro Storico,
Perdiamo il Free Walking Tour dei Graffiti.
Decidiamo di gironzolare per le mura e recarci autonomamente a perderci per le vie del Getsemanì (quartiere dei Graffiti).
Peccato arrivare ad un orario in cui le tenebre ormai non consentivano molto di apprezzare quei magnifici graffiti che abbiamo visto negli altri blog, ma questo non è come gli altri blog, giusto?
… E quindi passiamo alle birrette.
Torniamo verso l’Ostello e la situazione in camera è completamente cambiata.
L’avvicinarsi del fine settimana del Carnevale di Barranquilla ha magicamente attirato a Cartagena una serie di viaggiatori che sono finiti in camerata con noi.
E la percentuale di genere era assolutamente davvero buona: 4 ragazze e 2 ragazzi.
La sera ci facciamo un giro con alcuni dei compagni di camera e finiamo a mangiare al Colombitalia dove fanno delle arepas fantastiche.
Ci facciamo poi un secondo giro di locali in centro finendo nella discoteca della sera prima.
L’indomani sveglia rovinosamente tardi e partenza per le chicche dei Caraibi!
Ebbene sì, rovistando tra i vari blog in giro per internet, ho avuto la grande fortuna di imbattermi su un paio di chicche: El Volcan de Totumo e la Salina de Galerazamba.
Nel trasferimento tra Cartagena e Santa Marta ti consiglio vivamente di prenderle in considerazione perché la prima meta è maledettamente divertente, la seconda è molto, molto scenografica!
Santa Marta
Santa Marta l’abbiamo scelta principalmente perché è una cittadina caraibica e pertanto comoda a diverse spiagge.
Ci siamo affidati anche qui all’Ostello Viajero, abbastanza vicino alle piazze del centro.
Il primo giorno siamo andati a Playa Grande in macchina…
Sì, diciamo che Playa Grande è consigliata come una spiaggia tra le più belle da visitare a Santa Marta. Beh la spiaggia è carina, è una mezzaluna di sabbia che degrada con qualche roccia di tanto in tanto verso il Mar dei Caraibi, abbracciata da due colline coperte di cactus.
Scenograficamente è carina ma io l’ho trovata un tantino affollata e il fatto di doverci arrivare in lancia e non direttamente in macchina (a meno che tu non abbia un fuoristrada con la F maiuscola, Google Maps ti porta ad ammazzare) è stato un tantino frustrante perché poi abbiamo dovuto aspettare l’arrivo di una lancia e non abbiamo potuto tagliare la corda quando e come volevamo… Poco male! Eravamo comunque ai Caraibi.
Nella stessa giornata abbiamo poi cercato di arrivare a Playa Tortuga alla quale si arriva comodamente in macchina in circa mezz’ora dall’Ostello.
Si chiama Tortuga perché la collina che la protegge a sud, ricorda la forma di una enorme tartaruga.
Qui ci sono dei grattacieli che iniziano a sorgere accanto ad Ostelli adagiati direttamente sulla sabbia… Non è sembrata meta di turismo di massa, ma siamo arrivati al tramonto, quindi le vibrazioni erano particolarmente positive e non abbiamo effettivamente capito se è così tutto il giorno (anche se eravamo stati vivamente consigliati da un locale).
Il centro di Santa Marta è popolato di ragazzine di una bellezza disarmante, schierate in giro per le strade con il chiaro intento di spillare soldi per dare amore… Ho visto delle scene con signori di una certa età che non mi sono piaciute per niente.
Certo, non conosco né la storia delle ragazzine, né la storia dei signori però era davvero brutto da vedere.
Ah, quasi dimenticavo, ho portato a casa il numero di un Tranvione! Senza nemmeno parlarci… È stato bellissimo…
(Commenta per richiedere un articolo sul metodo di approccio di un tranvione a Santa Marta).
Il secondo giorno a Santa Marta, decidiamo di fare l’uscita a Minca, prendiamo la Logan e ci spostiamo a fare una specie di Monkey Run su un sentiero per cavalli di 30 km.
Barranquilla
Ci spostiamo poi verso Barranquilla, città dove ha luogo il Carnevale Caraibico secondo solo a quello di Rio de Janeiro (Brazil), nonché città di nascita della incredibile Shakira che, per tutto il tempo in cui siamo rimasti in città, ho sperato di incontrare per strada.
Qui devo aprire una piccola parentesi da approfondire su un altro articolo ad hoc dove mi servirà tutto l’odio represso che riuscirai a catalizzare su una recensione di trip advisor o di qualsiasi altro servizio simile tu conosca, perché invece di alloggiare in un Ostello, abbiamo scelto un Hotel (ai tempi la scelta fu orientata verso l’hotel per aver la sicurezza di avere la camera prenotata e per comodità di riordino zaini verso la fine del viaggio).
Non mi soffermerò né sul nome della struttura né su cosa sia successo perché ho in programma una shitstorm in separata sede.
Ad ogni modo, avendo tagliato una tappa e guidato per 13 ore e mezza tra Guatapè e i Caraibi, abbiamo fatto saltare fuori una notte in più a Barranquilla che, a livello di divertimento non ha assolutamente guastato perché farci una notte sola sarebbe stato davvero uno spreco!
Il Carnevale di Barranquilla è organizzato davvero in grande: sono presenti moltissimi palchi da dove si può vedere la sfilata protetti da una rete ombreggiante e a stretto contatto con i locali, ma il vero pezzo forte sono le serate.
Tanta tanta tanta roba!
E non sto parlando delle serate organizzate dove serve il biglietto per entrare, ma i festini clandestini che esplodono intorno a dove c’è qualche diffusore che spara musica alta.
Può essere un Bar, può essere una band che gira con tamburi e fiati, può essere una macchina tuning che apre il baule e spara Reggaeton a tutto volume… quello che succede è semplice: arriva la musica, poi arriva la gente, poi arrivano i frighetti con le birre… poi in genere arriva la Polizia, spengono la musica e tutti si spostano al prossimo diffusore!
Tantissima roba! Tanta proprio!
La Domenica, ahimè, decidiamo di iniziare a spostarci verso Bogotà, dati i tempi di percorrenza ormai chiari su tutto il percorso.
Speravamo di trovare meno camion a rallentarci (e in effetti non ce n’erano poi così tanti) il problema è stato uscire da Barranquilla in quanto erano presenti mendicanti mascherati in strada che fermavano le macchine per ricevere soldi.
In Colombia viaggiare in macchina è frustrante… Non ho altri aggettivi.
Ad ogni modo ci spacchiamo un giorno di trasferimento per andare a dormire a San Gil, che sarebbe anche un posto carino per fare molte attività sportive, trekking e cose naturalistiche.
Invece noi lo abbiamo usato solo come dormitorio per spostarci poi verso Villa De Leyva.
Villa De Leyva
Bella Villa De Leyva!
La piazza è una delle più grandi che si possano vedere in una cittadina coloniale del sud america.
Molto scenografica, vale la pena perdersi per i vicoli a fotografare cose, principalmente Bougenville e muri bianchi e strade ciottolate.
Davvero le vibrazioni qui sono ottime, ti consiglio di passarci!
A completare sia la “cover” che stavamo facendo di The Grand Tour, sia le esperienze che effettivamente volevamo portarci a casa dalla Colombia, arriva la grandine. A una distanza di circa un paio di km da dove avevamo parcheggiato la macchina, abbiamo iniziato a prendere acqua e ghiaccio di Santa ragione.
Fortunatamente, a “poca” distanza dalla piazza dove eravamo quando siamo stati sorpresi dall’acquazzone, era presente un piccolo negozio che ci ha provvidenzialmente fornito di alcuni sacchi di nylon neri che ci hanno aiutato a salvare il salvabile ma siamo arrivati comunque alla macchina tronchi… Pronti per un viaggio di circa 3 ore per raggiungere nuovamente Bogotà e il luogo più freddo di tutta la Colombia… Prima di tornare verso casa.
Bogotà al ritorno
Una ultima notte a Bogotà, in zona rosa ci permette di fare il punto della situazione con i souvenir, riordinare gli zaini e fare un ultimo giretto in Candelaria il giorno dopo.
Dall’Italia arrivano notizie sempre peggiori sulla situazione di un’epidemia da Corona Virus e sembra che ci saranno controlli sanitari all’aeroporto.
Poco male, l’acquazzone del giorno prima non ha scalfito il nostro sistema immunitario.
In serata facciamo un giro per la zona rosa ma devo dire che La Candelaria era molto meglio.
L’indomani mattina ci svegliamo affamatissimi e facciamo colazione in un piccolo locale che c’era proprio sotto al nostro ostello, non pienamente soddisfatti della pulizia delle posate, ci gustiamo un piatto a base di uova riso e non mi ricordo cos’altro*****.
Ci spostiamo poi verso La Candelaria per fare un giro dei locali in mezzo ai graffiti e spostarci poi a restituire la macchina e prendere l’aereo per il ritorno.
La Candelaria rimane La Candelaria!
Davvero un luogo che mi è rimasto nel cuore… Buono se anche a te piace la Street Art!
E con immenso disappunto per le condizioni fisiche con cui siamo ritornati a casa, è il momento di chiudere e arrivederci alla prossima puntata!
NOTE IGNORANTI A PIè DI PAGINA.
* un recupero di un antico stabile tutto in pietra, con giardino interno e pub al piano terra.
** Che il venditore ci aveva assicurato ci avrebbe aiutato con il lieve mal di testa che viene a causa dell’altezza. Effetti apprezzabili zero.
*** Consiglio caldamente di recarti in città nel week-end, la zona rosa offre davvero molto per la chi si vuole divertire la sera… (e devo spezzare una lancia in favore dell’Ostello Selina di Medellin, perché al piano terra ha un signor Disco Pub). Ci abbiamo passato una sola notte ma ne è valsa davvero la pena.
**** Peccato che in Google Maps i tempi di percorrenza si aggiornino mano a mano che si prosegue (diminuendo di 5 minuti ogni 5 minuti) mentre su Maps.me, non si sa per quale fenomeno di fisica quantistica, i tempi di percorrenza rimangono fermi e ti abboneranno 5 minuti ogni circa mezz’ora.
***** Un disastro! Era andato tutto bene con la cacca a spruzzo fino a questa colazione! Te la faccio breve: all’arrivo in aeroporto per il ritorno siamo colti entrambi dai sintomi di una intossicazione alimentare che ha trasformato il viaggio in aereo in un incubo… e una paranoia indicibile per il rischio di beccarsi una quarantena gratuita in Italia per qualche linea di febbre… Un disastro!
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